Società Italiana per Direzione e il Management delle Professioni Infermieristiche
Coordinamento Lazio
Società Tecnico-Scientifica
Assessore Sanità e integrazione
Socio-Sanitaria
Dott. Alessio D’Amato
Al Direttore della Direzione Salute e Integrazione Sociosanitaria
Dott. Renato Botti
Via Rosa Raimondi Garibaldi 7
00145 – Roma
Oggetto: Rif. Nota regionale prot. n. 291852 del 08.04.2020 – programma di potenziamento delle cure primarie. Emergenza COVID19 - attivazione API e infermieristica di famiglia e di comunità
Gentile Assessore, Gentile Direttore,
l’emergenza sanitaria da COVID-19 ha visto un grande impegno di tutti gli attori della rete ospedaliera, SSR nella fase 1 di preparazione e gestione della risposta all’epidemia. Le misure di contenimento adottate dalla Regione Lazio e che hanno visto coinvolto anche il personale infermieristico in modo massiccio ed articolato, hanno contribuito in misura determinante all’appiattimento della curva epidemica con riduzione dei nuovi casi e conseguente alleggerimento della risposta assistenziale a carico dei servizi sanitari regionali.
La fase 2 dell’emergenza COVID-19 vedrà il coinvolgimento soprattutto della rete dei servizi territoriali ed il loro potenziamento e integrazione con quelli ospedalieri. Come “Società Italiana delle Direzioni e Management delle Professioni Infermieristiche” del Lazio, esprimiamo apprezzamento per le misure adottate dalla Regione Lazio per il potenziamento delle cure primarie, tra le quali è prevista l’attivazione dell’Assistenza Proattiva Infermieristica (API) e la relativa possibilità di assunzione di 580 infermieri da parte delle Aziende.
Al riguardo, auspichiamo che il modello dell’API, in coerenza con quanto già previsto dal Piano Nazionale della Cronicità, diventi uno strumento permanente di gestione dell’assistenza territoriale al fine di garantire la presa in carico e la continuità assistenziale dei pazienti cronici, su cui il SSR, prima dell’epidemia, aveva concentrato le proprie azioni programmatiche.
Tuttavia, poiché gli interventi del SSR, in questa fase, dovranno garantire la prevenzione, ma soprattutto l’assistenza ai positivi a domicilio, che per le loro condizioni non hanno bisogno del ricovero in ospedale ed ai soggetti più fragili affetti da patologie croniche, riteniamo maturi i tempi affinché anche nel Lazio, come in altre realtà regionali italiane (Friuli VG, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Molise, etc.), vi sia il pieno riconoscimento del modello dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC).
Tale figura prevista nel Patto della Salute, è peraltro già operativa da qualche tempo in alcune Aziende Sanitarie del Lazio (Asl Roma 4, Asl Roma 5, Asl Roma 6, ecc.).
Come sostenuto dalla FNOPI e confermato in diverse occasioni dall’OPI di Roma, le esperienze soprariportate dimostrano che l’IFeC, dell’infermiere di comunità, collegato in linea gerarchica con le Direzioni Assistenziali aziendali, può gestire i processi infermieristici in ambito familiare e di comunità operando funzionalmente in collaborazione con il Medico di Medicina Generale o con il Pediatra di Libera Scelta. L'équipe multi-professionale dell’assistenza specialistica e domiciliare, è quella deputata a sostenere ed aiutare individuo e caregivers a trovare le soluzioni ai loro bisogni di salute ed a gestire le malattie croniche e le disabilità nell’ambito degli interventi territoriali. Infatti, oltre la diagnosi e la giusta terapia, il paziente ha assoluta necessità di essere seguito, guidato e aiutato nei suoi bisogni di salute con approccio proattivo e trasversale, prerogative queste tipiche della professione infermieristica. È importante che si crei una micro-équipe (medico e infermiere), che operi in sinergia a favore del paziente e che sia in grado di farsene carico davvero h24, a domicilio o all’interno di una comunità, nel rispetto e nella complementarietà di ruoli e delle competenze professionali.
Se la figura dell’IFeC fosse già stata istituita e avessimo potuto disporre di una rete adeguata e pronta a garantire, attraverso la multidisciplinarietà e l’integrazione tra professionisti, la prossimità necessaria alle persone colpite da COVID19 e quelle “fragili” (anziani, cronici, non autosufficienti) sicuramente la Regione Lazio avrebbe potuto contare su una rete territoriale più adeguata alla gestione dei pazienti vulnerabili e più organizzata nella risposta alla gestione degli isolamenti domiciliari.
L’infermiere, infatti, ha rappresentato e rappresenta la figura professionale più vicina ai cittadini sicuramente quella più di prossimità dopo il MMG, ed è compito delle Istituzioni valorizzarlo nei modelli organizzativi e nelle scelte strategiche regionali. La gestione della pandemia ha dimostrato che senza questa professione (esattamente come quella dei medici), la tutela della salute pubblica è a rischio.
In questo momento, in cui per un lungo periodo bisognerà coniugare la graduale ripresa delle attività socio-economiche con la realizzazione di interventi di prevenzione e monitoraggio della salute pubblica per evitare contagi da coronavirus di ritorno, è opportuno che l’assistenza territoriale, snodo centrale per la garanzia di tutela della salute, possa essere demandata alla gestione infermieristica insieme alla Medicina di famiglia.
Le “Unità a Gestione Infermieristica” (UDI) sono state, in questo senso, un primo passo che la Regione Lazio ha faticosamente portato avanti prima con il DCA 370/2014, poi con il Tavolo Tecnico del 2019 (in cui sono state definite le tariffe e i fabbisogni di posti letto regionali) e oggi con la nota Direzione regionale prot.n. U.0392467.01-05-2020.
In quest’ottica, auspichiamo un impegno da parte della Regione Lazio sull’istituzione della figura della figura dell’IFeC unitamente alla costituzione di un tavolo tecnico permanente in cui le Direzioni delle Professioni Sanitarie Infermieristiche possano, per le tematiche tipiche degli specifici ambiti di competenza, fornire il proprio supporto tecnico alla Direzione regionale per assicurare la crescita di tutto il sistema in una logica di multidisciplinarietà e di integrazione tra competenze e funzioni professionali diverse.
Cordiali saluti
Il Coordinatore SIDMI Lazio
Barbara Porcelli